“Siamo nati una sola volta, e non potremo essere nati una seconda volta; dovremo non essere più per l’eternità. Ma tu, benché non abbia padronanza del domani, stai rinviando la tua felicità. La vita si perde nei rinvii, ed ognuno di noi muore senza aver goduto una sola giornata.” Epicuro
Orazio, Carmina, I, 11
Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi
finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati!
Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitate pumicibus mare
Tyrrhenum: sapias, vina liques, et spatio brevi
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
aetas: carpe diem quam minimum credula postero.
Metallica, Carpe diem baby, da ReLoad, 1997
Fernando Pessoa (1888-1935), Un’affollata solitudine. Poesie eteronime, a cura di Piero Ceccucci, traduzione di Piero Ceccucci e Orietta Abbati, Rizzoli 2012
17. NÃO QUEIRAS, LYDIA
Não queiras, Lydia, edificar no spaço |
17. NON VOLER, LIDIA
Non voler, Lidia, costruire nello spazio |
2. AS ROSAS AMO
As rosas amo dos jardins de Adonis, |
2. LE ROSE AMO
Le rose amo dei giardini di Adone, |
63. TAM CEDO PASSA
Tam cedo passa tudo quanto passa! |
63. SÌ PRESTO
Sì presto passa tutto quanto passa! |
Dream Theater, Carpe diem, in A change of seasons (1995)
Cogli questo triste giorno d’inverno sul mare grigio,
di un grigio dolce, la terra è azzurra e il cielo basso
sembra ad un tempo disperato e tenero;
guarda la sala della locanda
così allegra e chiassosa nelle domeniche d’estate,
dove oggi siamo soli, venuti
da Napoli, non per vedere Baia e l’entrata degli Inferi,
ma per abbandonarci ai ricordi, malinconicamente.
Cogli questo triste giorno d’inverno sul mare grigio,
amica mia, o mia buona amica, mia compagna!
Credo sia simile al giorno
in cui Orazio compose l’ode per Leuconoe.
Era inverno allora come l’inverno
che oggi frange sugli scogli avversi
il Tirreno, un giorno in cui si vorrebbe
dimenticare ogni cura e rivolgersi a umili lavori,
esser buono in mezzo alla natura austera
e parlare lentamente guardando il mare…
Cogli questo triste giorno d’inverno sul mare grigio…
Ti ricordi di Marienlyst? (Oh, su quale riva,
in quale stagione siamo? Non saprei).
Si arriva da Elsenor, in estate, su prati
pallidi; c’è la tomba di Amleto e un hôtel
illuminato ad elettricità, con ogni confort moderno.
Era l’estate del Nord, luminosa, dai toni teneri e spenti.
Ricordi: si vedeva, di fronte, la costa svedese,
azzurrina, come questo lontano profilo dell’Italia.
Oh! ti è caro questo giorno quanto è caro a me?
Cogli questo triste giorno d’inverno sul mare grigio…
Oh! perché non ho passato la mia vita a Elsenor?
Il porticciolo danese, vicino alla stazione, è tranquillo,
come il definitivo porto dell’esistenza.
Vivere danesemente nella dolcezza danese
di questa città, dov’è un castello con cupole di bronzo
verderame; sì, vivere nell’innocenza
di una piccola città qualsiasi, in qualche posto
dove la gente sia quieta e pensosa,
dove poter attendere con serenità la morte.
Cogli questo triste giorno d’inverno sul mare grigio,
e lasciami nascondere gli occhi nelle tue fresche mani;
sii il mio giovane paladino, la mia Pallade protettrice,
sii il mio rifugio sicuro, la mia cittadella;
stasera, mi Socorro, non sono che un’umile donna
smarrita, che chiede solo d’esser amata.
Carpe Diem (feat. Bebo Ferra, Paolino Dalla Porta, Stefano Bagnoli) di Paolo Fresu Devil Quartet, 2018
Robert Frost, Carpe diem, 1938
Age saw two quiet children
Go loving by at twilight,
He knew not whether homeward,
Or outward from the village,
Or (chimes were ringing) churchward,
He waited, (they were strangers)
Till they were out of hearing
To bid them both be happy.
“Be happy, happy, happy,
And seize the day of pleasure.”
The age-long theme is Age’s.
‘Twas Age imposed on poems
Their gather-roses burden
To warn against the danger
That overtaken lovers
From being overflooded
With happiness should have it.
And yet not know they have it.
But bid life seize the present?
It lives less in the present
Than in the future always,
And less in both together
Than in the past. The present
Is too much for the senses,
Too crowding, too confusing-
Too present to imagine.
Work in progress…